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Chief innovation officer: identikit di un ruolo in trasformazione

Chief innovation officer
26 Gen 2021

Oggi il processo di innovazione all’interno di un’azienda non si traduce in trasformazione solo dal punto di vista tecnologico ma in un vero e proprio cambiamento di mentalità e di processi, di organizzazione e di modalità lavorative. Per guidare una qualsiasi organizzazione in questa metamorfosi necessaria serve un Chief Inovation Officer, una figura quindi non solo aggiornata sulle nuove tecnologie ma che incarni un’idea di innovazione più ampia e dimostri una grande familiarità con il processo di trasformazione di idee fresche in prodotti o servizi vincenti. Trattandosi di una persona che si rapporterà con colleghi di diverse aree per diffondere trasversalmente la cultura dell’innovazione, il Chief Innovation Officer risulta un profilo da “disegnare” di volta in volta rispetto alle esigenze delle singole aziende e alle sfide da affrontare.

Chief Innovation Officer, l’architetto dell’innovazione

L’obiettivo principale del Chief Innovation Officer (CIO) è quello di comprendere cosa avviene attorno sia a livello di trend tecnologici che di andamento dei mercati, per sviluppare in tutta l’azienda una cultura orientata all’innovazione. Non deve per forza portare delle nuove idee ma è suo compito stabilire un processo che consenta ad altre persone di contribuire in modo innovativo e anche creare un ambiente favorevole perché ciò avvenga.

Il Chief Innovation Officer non è un inventore ma un architetto dell’innovazione che, alla luce dei cambiamenti che percepisce all’esterno, deve saper identificare le leve disponibili e, rispetto ad esse, adeguare l’organizzazione interna entrando anche nel merito delle metodologie della gestione delle risorse umane. Si potrebbe immaginare il CIO come un ponte tra l’IT e il business che, focalizzandosi sull’infrastruttura di oggi, sa capire di cosa avrà bisogno l’organizzazione tra 10 anni orientando le scelte innovative in modo da creare benefici per clienti e utenti finali. Tra i compiti di questo tipo di figura c’è anche quello di monitorare i loro feedback, infatti, per identificare i problemi ricorrenti che richiedono una soluzione innovativa.

Il Chief Innovation Officer è anche colui che tiene i rapporti con tutto l’ecosistema dell’innovazione (start up, unversità, centri di ricerca, acceleratori…) per assicurare alla propria azienda una fonte continua di idee per nuovi prodotti e servizi e, allo stesso tempo, rimane in stretto contatto con i dirigenti senior per garantire che l’innovazione si allinei alla strategia aziendale e riceva finanziamenti adeguati.

Le competenze “must have” del Chief Innovation Officer

Nonostante si tratti di un ruolo fortemente personalizzato rispetto all’organizzazione in cui opera, ci sono delle competenze che risultano sempre e comunque necessarie per ricoprirlo nel contesto attuale. Prima fra tutti serve la capacità di esprimere un’originale visione strategica frutto di un approccio nuovo all’innovazione, che delinei nuovi scenari competitivi a cui affacciarsi avendo ben chiari gli impatti sul brand e le eventuali barriere all’innovazione all’interno o all’esterno della propria organizzazione. 

Nelle diverse fasi di progettazione di un nuovo prodotto/servizio un Chief Innovation Officer deve saper poi valorizzare e integrare la dimensione tecnica e la dimensione creativa, stimolando la sinergia tra pensiero analitico ed intuitivo, anche attraverso tecniche di Design Thinking che tengano conto sia dei bisogni dei clienti finali che delle dinamiche disruptive delle tecnologie digitali su mercati, processi e modelli di business. 

Una volta formulata la strategia digitale, al CIO viene richiesto di concretizzarla in un modello di business radicalmente innovativo, “born-digital” o “digitallyenabled”, mostrandosi padrone di tutti i principali strumenti strategici per progettare e innovare un Business Model.

Come ha dimostrato il Covid 19, ci sono poi cambiamenti esterni così forti da obbligare le aziende anche a riprogettare correttamente e in chiave digitale i processi aziendali e, in tal senso, chi si occupa di guidare l’innovazione di una organizzazione, deve sapere come intervenire, anche identificando soluzioni “strategiche” per la gestione dei processi di reclutamento & selezione, formazione & sviluppo, performance management & reward. 

Soft Skill per instillare l’innovazione

Una forte propensione al cambiamento e un approccio pragmatico e critico sono i requisiti necessari per un Chief Innovation Officer ma rispetto ad altri ruoli sempre legati all’innovazione, in questo caso emerge tra le soft skill anche la capacità di leadership. Una capacità di leadership peculiare perché si sta operando in un contesto di continua trasformazione di processi interni ed esterni ed è quindi necessario ogni volta comprendere il contesto e scegliere coerentemente le modalità di gestione e lo stile di leadership da adottare. Molto richieste sono anche le capacità di people engagement dal momento che questa figura deve non solo stimolare un approccio innovativo e disruptive ma anche far sì che tutti vedano di buon occhio i cambiamenti apportati e le opportunità di crescita personali e aziendali ad essi legati. 

Le sfide del Chief Innovation Officer

Mantenere una leadership forte in un contesto di continuo cambiamento è una delle tante sfide che un CIO si trova oggi ad affrontare assieme a quella di trovare nuove visioni strategiche in un contesto inimmaginabile e non pianificabile. La pandemia aggiunge complessità ad un ruolo già di per sé multiforme e ricco di sfaccettature rendendo più difficili anche le sfide già presenti pre – Covid come quella di cogliere i mutamenti nel comportamento dei clienti per ridefinire una nuova relazione, una proposta di valore e il confronto con la resistenza al cambiamento insita in ogni tassello dell’organizzazione. Introdurre nuovi modi di ragionare, nuove prassi produttive o una differente organizzazione aziendale non solo costa notevoli sforzi in termini di tempo, di energie e di risorse ma obbliga il Chief Innovation Officer a dimostrare che ne vale la pena, creando così un ambiente favorevole al cambiamento.